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Nel Medioevo, il pellegrinaggio era un’usanza molto diffusa tra le donne dell’aristocrazia e del ceto medio e ciò ha avuto un impatto importante sulla letteratura dei racconti del pellegrinaggio. In questa sezione, attraverso la lettera di Egeria alle Sorelle della Carità e la lettera n. 108 che Girolamo scrisse alla figlia di Paola, Eustochio, presenteremo due tipi di letteratura del pellegrinaggio.

La visita dell'imperatrice Elena in Terra Santa sancisce l'inizio di una nuova era per il Cristianesimo. Tornata dal suo viaggio, l’imperatrice iniziò ad incoraggiare le donne dell’aristocrazia romana a visitare i Luoghi Santi di Giudea, Giordania e Galilea e i centri monastici d’Egitto. Tra le pellegrine più importanti ricordiamo: Melania l’Anziana, e sua nipote Melania la Giovane, Paola, Pompenia, Silvia, Fabiola, Flavia eccetera. Ma i pellegrinaggi più importanti sono sicuramente quello compiuto da Egeria tra il 381-384 d.C. e quello compiuto da Paola nel 385 d.C.

I racconti di Egeria e di Paola segnano la nascita di un nuovo genere letterario, noto come “Itineraria”, emerso contemporaneamente all’affermarsi del carattere istituzionale e formale del pellegrinaggio stesso. Entrambi sono redatti in forma epistolare. Egeria descrive il suo viaggio in una lettera destinata ad un gruppo di conterranee, che lei chiama “Sorelle della Carità”. Mentre, il viaggio di Paola fu reso noto attraverso un memoriale che Girolamo scrisse per la figlia di Paola, Eustochio, nel 404 d.C., dopo la morte della madre. La lettera contiene una biografia di Paola e il racconto del suo viaggio verso i Luoghi Santi.

Gli scritti di Egeria e di Girolamo differiscono notevolmente. Lo stile di Girolamo è caratterizzato da una prosa elegante e scorrevole, che segue le regole della letteratura di Cicerone (filosofo, avvocato e statista romano, 106-43 a.C.) pertanto si inserisce in un ramo della letteratura latina. Una delle caratteristiche più importanti di questo tipo di letteratura è lo stile retorico ed eloquente. Gli scritti di Egeria, invece, sono posteriori a quelli di Girolamo e lontani dallo stile latino classico perché Egeria, a differenza delle donne dell’aristocrazia, non aveva ricevuto un'istruzione classica. Il suo stile di scrittura è infatti caratterizzato da una prosa semplice, che non segue le regole della grammatica moderna. Egeria non era una scrittrice e non era pienamente consapevole del suo Itinerarium.

Egeria, per descrivere il suo viaggio alle Sorelle della Carità, si è basata sul Libro dell'Antico Testamento. Essa ha infatti citato gli eventi contenuti nel libro e ha descritto i luoghi da lei visitati, sia dal punto di vista storico che geografico, senza però classificarli o fornire una spiegazione dettagliata. Non era di certo una scrittrice nota come San Girolamo che, al contrario, era un famoso scrittore. Infatti, grazie ai suoi scritti e al suo stile retorico, Girolamo ebbe una grande influenza sulle donne della società aristocratica romana. La lettera n. 108 non era destinata solo a Eustochio, figlia di Paola, ma a tutto il mondo cristiano.

Egeria, mentre visitava i Luoghi Santi, scrisse di suo pugno la lettera alle Sorelle della Carità, mentre, Girolamo, scrisse la lettera n. 108 vent'anni dopo la morte di Paola, descrivendo accuratamente il percorso del suo viaggio, specificando luoghi e tempi. Leggendo le due lettere, la differenza tra i due testi appare subito evidente; la lettera di Egeria è emotivamente carica e piena di sentimento, mentre la lettera di Girolamo è caratterizzata da uno stile più accademico.

Tutti i viaggi compiuti da Egeria erano reali. Soprattutto nella lettera alle Sorelle della Carità, espone ogni evento citato sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento. Come affermano gli storici, la lettera di Egeria è un diario personale carico di passione e sentimenti.

Egeria incarna l’esperienza religiosa del pellegrinaggio vissuto dalle donne ascete penitenti, è la loro voce mai udita, la voce della metà silenziosa dei credenti. Al contrario, a causa della forte amicizia con San Girolamo, è difficile distinguere il punto di vista di Paola da quello del Santo. Dunque il lettore non può sapere se Paola interpretasse davvero le esperienze delle penitenti, in quanto i due videro i Luoghi Santi l'uno con gli occhi dell'altro. Con la lettera n. 108 a Eustochio e la lettera n. 46, che scrisse nel 386 d.C. a Marcella, un’aristocratica romana, per esortarla al viaggio in Terra Santa, Girolamo esprime il suo atteggiamento positivo nei confronti del pellegrinaggio. Visitare i Luoghi Santi è per lui un'esperienza unica che aiuta i credenti a comprendere i testi della Bibbia. Poiché l'educazione religiosa dei cristiani non è completa finché non visitano Gerusalemme.

Per Egeria si va in pellegrinaggio “per amore della preghiera, senza aspettarsi nulla in cambio”. Egeria credeva che pregare nei Luoghi Santi avesse un significato speciale e portasse a grande gratificazione. A questo proposito dice: “Quando arriviamo in un luogo per pregare, è sempre nostra abitudine leggere la Bibbia e poi intonare il Salmo associato alla preghiera che stiamo recitando”.

Egeria usa il termine “abitudine”, questo termine denota la regolare usanza dei monaci responsabili dei Luoghi Santi di Palestina e d’Egitto di leggere ai cristiani in viaggio brani della Bibbia relativi al sito in cui erano, seguiti dalla recitazione delle preghiere. Per Egeria erano loro a portare nel presente lo spirito del santo passato.

L’Itinerarium del pellegrinaggio di Paola fu scritto da San Girolamo. Questi non ha usato termini particolari e ha preferito non descrivere il viaggio di Paola in Siria e in Fenicia. Dice: “Non descriverò il suo viaggio attraverso la Siria e la Fenicia perché non ho intenzione di scrivere un libro sui viaggi compiuti da Paola, ma parlerò solo dei luoghi menzionati nelle Bibbia”.

Osservando le due lettere, si nota subito la diversità nello stile di scrittura. Gli storici concordano unanimemente su due tematiche: A Egeria interessa narrare gli eventi sacri accaduti nel medesimo tempo e luogo, scrive 186 volte il termine “santo”, in quanto il Luogo Santo è “un luogo liturgico immortale e indimenticabile” con cui instaurare un legame sacro. Per questo motivo, attraverso lo stile di scrittura del suo racconto, vuole incoraggiare le persone a compiere il pellegrinaggio.

Quanto all’esperienza di Paola, fu un’esperienza di studio biblico e di ricerca. Nel suo Itinerarium, non vi è la narrazione del suo viaggio. Girolamo, nella sua lettera, si è limitato a menzionare la visita ai Luoghi Santi e la loro importanza. A differenza dell'esperienza di Egeria, la quale riteneva che i monaci impartissero la “benedizione” della Terra Santa, Girolamo non ha mai accennato alla presenza di monaci tra le memorie di Paola. I monaci descritti da Egeria erano “persone reali e sante, legate alla Terra Santa, che vivevano in solitudine o in gruppi seguendo una condotta santa”.

Egeria apre la sua lettera con la frase “ai siti menzionati nella Bibbia”. Essa credeva fermamente nei benefici del pellegrinaggio, in particolare dei luoghi religiosi, che descrive con l’espressione “i luoghi del mio desiderio, i luoghi di cui sento la mancanza”. Nel suo messaggio alle Sorelle della Carità, sottolinea sempre l'aspetto liturgico del suo viaggio, inteso come adorazione e preghiere collettive, tra le quali, le preghiere dei Santi Misteri, il rito del battesimo e la Divina Liturgia. Per Girolamo era diverso. Considerava i Luoghi Santi un modo per aiutare i fedeli a comprendere la Bibbia, essendo i siti storici una forte testimonianza degli eventi che lì hanno avuto luogo. Ciò è evidente nella sua lettera a Eustochio, dove dice: “In ogni visita che Paola faceva a uno dei santi nelle grotte dei monaci, vedeva il Signore Gesù Cristo davanti a sé poiché stava visitando i luoghi della sua nascita, della sua morte e della sua risurrezione”.

San Girolamo giustifica Paola affermando che il suo modo di pensare controllava anche i suoi sentimenti. La sua visione spirituale e la Bibbia erano importanti per lei ma la presenza di Gesù Cristo e la percezione della sua presenza erano ancora più importanti. Quanto a Egeria, la Bibbia era la sua guida, lo era anche per Paola, ma le due donne avevano interpretazioni diverse. Egeria era interessata a vedere i Luoghi Santi per comprendere gli eventi della Bibbia e, nel descrivere quei luoghi, ne esalta la geografia. Ad esempio, nella descrizione del Monte Sinai, afferma di esserne stata meravigliata, ma non colpita perché il sentiero verso “il Monte di Dio”, situato al di sopra delle alte montagne circostanti, “non si può veramente vedere se non viene davvero scalato; così lo ha progettato Dio”.

San Girolamo, nella sua lettera, si è concentrato sui nomi dei luoghi, senza però descriverli. Sappiamo infatti che scrisse un dizionario sull'origine dei nomi menzionati nella Bibbia o derivati. Applica questo approccio anche nella descrizione del pellegrinaggio di Paola. Ad esempio, la parola Sion significa “Castello”, Betlemme significa “Casa del pane”, Gaza significa “Forza” o “Tesoro di Dio” e Bethel significa “Casa di Dio”.

Inoltre, aveva identificato i toponimi menzionati nella geografia biblica; la città di Acri era “Tolemaide”, la città di Emmaus era “Nicopolis” e la città di Lidda era “Diospolis”. I nomi erano importanti per Girolamo, come si evince dalla descrizione della commozione di Paola una volta arrivata a Betlemme. Descrivendo Betlemme, dice: “Betlemme benedetta, casa del pane, culla del pane disceso dal cielo”. San Girolamo si preoccupa di descrivere con particolare attenzione Betlemme che fu il luogo in cui visse con Paola e dove questa morì.

Dalla lettera di Egeria si evince che non era interessata all'interpretazione dei nomi, non aveva studiato etimologia. Egeria osservava i luoghi, ascoltava la Bibbia e descriveva le preghiere sacre, le feste religiose, la vita dei monaci e delle monache e i riti battesimali. Sapeva anche leggere i Testi Sacri, il che evitava interpretazioni distorte, a differenza di Paola, che leggeva la Bibbia attraverso gli occhi di Girolamo.

Egeria si concentra sulla liturgia, sulle preghiere e sul dipanarsi del viaggio, mentre Girolamo si concentra sull'interpretazione del testo religioso e sul suo significato più profondo. Quindi, l'esperienza di Egeria era più vicina all’esperienza del pellegrinaggio cristiano, come conosciuto nel Medioevo, mentre il pellegrinaggio di Girolamo e Paola era più un pellegrinaggio colto, basato sulla comprensione, l'analisi e l'interpretazione di quanto riportato nella Bibbia.

Dalle due lettere si evince che la letteratura del pellegrinaggio biblico non ha perso la sua importanza col passare dei secoli. Gli storici stanno tuttora cercando di comprendere molti aspetti legati a questo genere letterario, in particolare sul cammino dei pellegrini in Terra Santa. I luoghi che attraversavano e i diversi stili di scrittura che li contraddistinguono sono ancora materia di studio.

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