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L'origine araba di Umm al-Rasas rimane ancora oggi un mistero. Nel diciannovesimo secolo, l'archeologo Germer Diran suggerì che Umm al-Rasas fosse in realtà la città di Mefaat, menzionata nel Libro di Giosuè. L'attrazione maggiore per i visitatori è la Chiesa di Santo Stefano che contiene un pavimento a mosaico realizzato nel 718 a.C. Il mosaico è ancora in buone condizioni e raffigura quindici grandi città della Terra Santa situate ad est e ad ovest del fiume Giordano. Solo la mappa di Gerusalemme e della Terra Santa più famosa al mondo ritrovata a Madaba supera per importanza questo magnifico mosaico.
Dalla fine del secolo scorso, le rovine di Umm al-Rasas hanno attirato l'attenzione di molti storici e turisti, soprattutto quando, nel luglio 1986, il Dipartimento delle Antichità ha iniziato gli scavi nel sinodo di Santo Stefano, nella parte settentrionale delle rovine.
Nessuno sa da dove derivi il nome arabo “Umm al-Rasas”. Sulla base di alcuni sarcofagi ritrovati tra le rovine, alcuni credono che questo nome gli sia stato attribuito dai Beduini. Altri, invece, affermano che il verbo “ras” significhi unire le cose insieme e che a Umm al-Rasas fu chiamata così in riferimento alle sue mura solide e perfettamente costruite.
Prima della fine del diciannovesimo secolo, non vi erano informazioni sul nome antico. Poi l'archeologo Germer Diran identificò le rovine di Umm al-Rasas con la città di “Mefaat”, citata nel libro di Giosuè figlio di Nun. Le iscrizioni trovate nelle chiese hanno poi dimostrato che il nome antico della città era effettivamente “Mefaat”.
Il libro di Giosuè racconta che il profeta Mosè aveva dato alla tribù di Ruben, secondo le loro famiglie, una terra che andava da “Aroer, che è sul lato della Valle dell'Arnon, e la città che è nel mezzo del valle, e tutti gli altopiani a Madaba, e Chesbon con tutte le sue città che sono sull'altopiano: Dibon, Bamoth-Baal, Beit-Baal-Maon, Jahsa, Kedemoth e Mefa'at...” (Giosuè 13, 18).
Il libro riporta che in seguito queste terre vennero date in sorte ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, cioè il resto delle famiglie dei leviti (21, 37). La città è anche menzionata nel libro del profeta Geremia che dice: “È arrivato il giudizio per la regione dell'altipiano, per Colòn, per Iaaz e per Mefàat” (Geremia 48, 21).
Le rovine di Umm al-Rasas comprendono un accampamento romano, una fortezza rettangolare circondata da alte e solide mura sostenute da una serie di torri e contrafforti, e da una zona a nord dell'accampamento che probabilmente era il centro storico della città prima della conquista romana. Vi è inoltre una torre di avvistamento alta quindici metri circondata da un cortile in cui era stata costruita una chiesa. La torre si trova a circa un chilometro e mezzo a nord dell’area del centro storico e dell’accampamento. Ci sono poi diversi pozzi antichi e grotte. L'intera regione dipendeva dall'uso di cisterne in cui, durante l’inverno, veniva raccolta l'acqua piovana.
Le chiese di Umm al-Rasas
Gli scavi di Umm al-Rasas non sono ancora stati completati, quindi non è possibile sapere esattamente quante chiese ci siano. Sono state però rinvenute quattordici chiese, di cui quattro all'interno della fortezza e dieci all'esterno. Tra queste chiese, le più importanti sono:
1. Le due chiese gemelle situate sul lato nord-est dell'accampamento, ognuna con un'abside sovrapposta alle mura dell’altra. La chiesa settentrionale, di forma rettangolare, fu edificata nella metà del VI secolo d.C., dopo la conversione dell'accampamento a uso civile. La chiesa presenta un'unica fortezza, separata dal coro da due corridoi contigui che passavano tra tre file di colonne. I mosaici di questa chiesa risalgono all'anno 578/579 o all'anno 593/594 d.C.
Per quanto riguarda la seconda chiesa, adiacente alla prima sul lato sud, non è stata trovata alcuna iscrizione che ne indichi la data di costruzione. Tuttavia, confrontando i mosaici di questa chiesa con quelli della Diocesi di Madaba, gli archeologi sono arrivati alla conclusione che fu costruita a metà del VI secolo perché lo stile rispecchia quello dei mosaici della chiesa di San Giorgio, della Chiesa del Sacerdote Giovanni a Khirbet al-Mukhayyat e la Chiesa del Diacono Toma a Oyun Musa. Non c'è nessuna porta tra loro, il che indica che le due chiese non furono costruite contemporaneamente. Inoltre, sembra che una di esse sia stata costruita in onore di uno dei Martiri e che l'altra fosse dedicata alla recitazione delle preghiere quotidiane.
2. La Chiesa del Vescovo Sergio: La chiesa fu costruita con solide pietre squadrate e, nella parte sud, al posto del muro furono eretti due archi e una balaustra che la separavano da una terza chiesa situata nella piazzetta adiacente. La Chiesa di San Sergio è di forma basilicale, con tre absidi e una sacrestia. L'abside mediana è pavimentata e presenta delle panche in pietra che erano riservate al clero, il coro è più alto di due gradini rispetto al livello della chiesa, si possono infatti vedere le basi della struttura. Nell’anno 587 d.C., al tempo del vescovo Sergio, la chiesa fu decorata con dei mosaici. Il pavimento dell'altare e del Sancta Sanctorum è ricoperto da mosaici raffiguranti scene meravigliose e decorato con forme geometriche e croci.
3. La Chiesa di Santo Stefano: si trova un metro sopra la Chiesa del Vescovo Sergio ed è di forma basilicale. È interessante notare che mentre i lavori di costruzione della chiesa sono molto modesti, il pavimento è ricco di disegni, il che la rende un’opera d’arte rara i cui mosaici eguagliano quelli della mappa musiva di Madaba.
Nelle chiese di Umm al-Rasas sono state ritrovate molte iscrizioni che rivelano una pagina meravigliosa della storia di questa città e della sua vita cristiana. Tra queste, iscrizioni riguardanti doni e offerte, preghiere per gli artisti che hanno realizzato i mosaici, per i donatori e per i sacerdoti. Ci sono ancora molte altre iscrizioni da scoprire che certamente faranno luce su un periodo della storia giordana di cui ancora non sappiamo molto.